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I programmi commerciati sono nati da esigenze di studio professionale dove si ha bisogno di ottenere il meglio col minimo sforzo e quanto più velocemente possibile. Per questo la semplicità d'uso dei programmi diventa essenziale. Ma nei programmi Anarsoft oltre alla semplicità si aggiunge anche la guida all'uso vero e proprio del software. Infatti nell'utilizzo il tecnico non viene lasciato mai solo. Ogni volta che il cursore va in un campo dove occorre inserire qualche valore, appariranno a video le informazioni ed i suggerimenti necessari, tanto che il manuale d'uso diventa quasi superficiale.

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Come giungere a Maddaloni

Con l'auto: con l'autostrada uscendo al casello Caserta sud della A1. Si trovano subito i cartelli per Maddaloni che dista pochi chilometri.

Con il treno: Maddaloni si trova sulla linea ferroviaria Caserta-Napoli via Cancello, a circa 5 minuti da Caserta ed a circa mezz'ora da Napoli.

Come giungere da noi

Ci troviamo a poche decine di metri dalla stazione di Maddaloni, quindi al centro della cittadina.

Breve storia di Maddaloni

La città di Maddaloni (m 73 s. I. m.), con circa 40000 abitanti, è un importante centro agricolo e industriale della provincia di Caserta, con attività nel settore alimentare, del cemento e dell'elettronica ben collegata a livello regionale e nazionale da assi di collegamenti viari e ferroviari. Oltre la rilevanza industriale, è un'antica ed interessante cittadina, con ricco patrimonio artistico, situata ai piedi della collina. S. Michele, circondata da un fertile territorio che conserva abbondanti testimonianze di un ricco e interessante passato ed offre visioni ampie e sorprendenti del paesaggio della Campania interna. Il suo nome compare per la prima volta, nella forma "Mataluni ", nel 774, in un documento firmato da Arechi, principe Longobardo.

Nella pianura sottostante sorgeva l'antica città di Calatia circondata da una ricca e interessante necropoli. Calatia fu occupata una prima volta dal Console Caio Giunio Bubulco nel 309 a.C. e si diede ai romani nel 211, al tempo della seconda guerra punica, dopo aver parteggiato per Annibale. Dopo la distruzione di Calatia nell' 862 da parte dei Saraceni, gli abitanti si rifugiarono sul colle ove fondarono il borgo Mataluni.

Dal 1465 fu feudo, col titolo di ducato, dei Carafa, ai quali appartenne ininterrottamente per oltre tre secoli. Fu uno dei centri del baronaggio di Terra di lavoro, sempre ribelle alla monarchia. Il periodo più florido per Maddaloni fu il settecento, come attestano le numerose testimonianze architettoniche, civili ed ecclesiastiche. Una caratteristica attività artigianale di Maddaloni è la fabbricazione delle sedie, retaggio della gloriosa e varia attività artigianale del passato. Il nucleo più antico è addossato alla collina, in zona abitata da epoca remota; successivamente la città si sviluppò verso la pianura, tra i monumenti di pregio storico-artistico e siti di interesse paesaggistico all'interno della città e sparsi nel suo territorio, si ricordano: la chiesa dell'Annunziata, la cui forma è dovuta sostanzialmente alla ristrutturazione eseguita nei primi anni del sec .XVII; il Municipio che ha nella facciata l'antico sedile; la chiesa del Corpus Domini, con elegante campanile su disegno di Luigi Vanvitelli; la chiesetta di S. Agnello, attualmente sconsacrata e in cattivo stato, il cui campanile ha nella base grandi massi di età romana e avanzi di una portale a ogiva chiuso; la barocca chiesa di S. Francesco d'Assisi con alta cupola e pregevoli oggetti d'arte all'interno; il Convitto Nazionale, già convento dei Francescani, nel cui chiostro è ancora conservato un arancio piantato, secondo la tradizione, da S. Francesco; il Museo Civico che, in mancanza di altre specifiche strutture museali, accoglie al suo interno anche numerose testimonianze proveniente dall'antica Calatia - tra cui ceramiche, bronzi ed altri oggetti.
Di grande interesse, anche dal punto di vista paesaggistico, è il Castello posto a m 175 s .I m. Preceduto dalla torre inferiore cilindrica, dell'ultimo decennio del 13OO, il Castello, ricordato nel Medioevo col nome di Castrum Kalata Maddala, è a pianta irregolare e ha un torrione quadrato. Vi si abbraccia un ampio panorama che spazia, a 36° gradi, dal M. Somma, a Napoli, alle isole del golfo, alla pianura campana. All'estremità del colle il complesso termina con un'altra torre, più piccola di quella inferiore, forse di origine longobarda.. Altro luogo di interesse paesaggistico, da cui è possibile la visione del territorio interno dalle Mainarde alla Maiella, è la vetta della collina di S .Michele. Ancora nei dintorni di Maddaloni sono da segnalare il M. Calvi ( m. 535 s. l. m .) e il M. Longano ( m 580 s. l. m. ), ed infine , a pochi chilometri di distanza i ponti della valle, gigantesca costruzione in tre ordini sovrapposti di archi, tra le realizzazioni più note del regno di Carlo di Borbone. Vennero costruiti da Luigi Vanvitelli dal 1753 al 1759 per farvi passare l'Acquedotto Carolino che, con le acque provenienti sopra tutto dal M. Taburno, alimenta le cascate del parco della reggia di Caserta.

Numerose le presenze archeologiche, che in epoca antica circondava la città di Calatia e disseminate sull'intero territorio che testimoniano come la intensa frequentazione dell'area non fosse limitata all'ambito urbano ed alle necropoli circostanti, ma coinvolgesse territori più ampi: prove ne sono le consistenti tracce della centurazione, i resti di strutture abitative e di infrastrutture che continuano a nascere.

Il Castello di Maddaloni

Chi arriva a Maddaloni resta senz'altro incuriosito dalla torre che si trova sulla collina del Tifata ed è poi attratto dal castello d'origine romana immerso nel verde. Si sa che Maddaloni ha una storia molto antica legata al castello. Giacinto De Sivo recuperò una prova dell'esistenza del castello già fortificato all'epoca delle guerre puniche. In un suo libro cita, infatti, un passo delle " Historiae " di Tito Livio (Lib. XXV) in cui è scritto: " In valle oculta, post Tifatam, montem imminenten Capuae, consedit. Adveniens quem Castellum Galatiam praesidio vi pulso coepisset…".

Oggi è impossibile verificare simile affermazione, ma si può considerare che la storia di Maddaloni è legata a quella di Roma per i numerosi reperti ritrovati (crete, bronzi, statue togate, ecc.)

Ma il primo documento in cui si cita esplicitamente Mataluni provvista di un castello è datato 1099(Castrum Kalato Maddala).L'insediamento fortificato, che sorge in una posizione strategica, è costituito da tre nuclei: il castello fu costruito in posizione centrale, la torre di Artus alta 33 metri fu innalzata vicino al castello, mentre la torre superiore piccola, detta Castelluccio, alta 20 metri è posta su una collina più alta ed isolata. Tali costruzioni furono edificate cosi' in epoca longobarda per la protezione dei nuclei abitati. In epoca normanna, con l'unificazione di tutte le Regioni Meridionali, Mataluni ebbe il Regio presidio e venne fortificata. Con Ruggiero II il Normanno che nel 1134 fortifico' il Castello, divenne luogo di incontri e di soggiorno di importanti personaggi della monarchia. Il Castello di Mataluni, fu riparato in epoca sveva, durante il regno di Federico II e si arricchì in epoca angioina della torre cilindrica in tufo con base poligonale. Questa torre eretta fra il 1390 ed il 1402 da Carlo Artus d'Angiò, che in tale epoca tenne il feudo, rappresentava un rafforzamento del sistema difensivo. Acquistando il feudo, Carlo Artus, lo conservò con la forza dalle armi e ne accrebbe e migliorò le difese facendo edificare la torre cilindrica che ancora oggi ammiriamo e che è il simbolo di Maddaloni. Nell'autunno del 1460, il castello fu assalito, conquistato e dato al fuoco da Ferrante d'Aragona in guerra contro Giovanni d'Angiò ed i baroni ribelli.

Dopo l'incendio i nuclei abitati furono spostati e ricostruiti in pianura e tutta la zona pianeggiante sottostante il castello fu sistemata dai Carafa, quando, creata la contea da Ferrante d'Aragona, fu investito del feudo il capitano Diomede Carafa, la cui famiglia reggerà le sorti di Maddaloni per 350 anni. Nel 1799 con l'abolizione del feudo e le stranezze dell'ultimo duca Marzio DomenicoV, finì la dinastia dei Carafa. Il castello abbandonato e diroccato, con le colline sottostanti furono ereditati dal Principe di Colobrano che nel 1821, li vendette ad Agnello De Sivo, figlio di Giacinto, che trasformò il castello e le torri in una splendida dimora che fu sede nell'età borbonica di splendide feste e battute di caccia. Il 14 settembre 1860 Maddaloni fu occupata dai garibaldini. Con Garibaldi a Maddaloni finì l'epoca borbonica e il Reame durato 730 anni e cominciò un periodo di degrado. Al tempo della II guerra mondiale il castello fu definitivamente abbandonato e lasciato al saccheggio delle truppe alleate.

L'entrata del castello è posta a nord-est attraverso una torretta quadrata. L'edificio è a pianta irregolare ed ha subito nei secoli molte modifiche. All'interno vi sono collocate su due o tre piani molti locali abitativi e nel sotterraneo, usato come deposito, vi erano locali per cisterne e cunicoli adatti alla fuga in caso di pericolo. Sul lato opposto, c'è un grande locale collocato vicino all'ingresso corrispondente al Mastio.

Da un ingresso laterale si accede in una sala molto grande, di trattenimento, da pranzo, coperta da una volta a padiglione; questa, rispetto ad altre sale, si presenta più elevata di circa 60 cm, ha le pareti affrescate con motivi geometrici ed un camino laterale. Accanto vi sono altri ambienti anch'essi affrescati, forse adibiti a camere da letto. All'esterno vi è una cinta muraria che aveva il compito di difendere il castello. La cinta circondava anche un giardino ricco di piante esotiche.
La torre cilindrica grande è posta a sud del castello. Essa si presenta con un fossato circostante, in parte colmato da una muraglia con lunette di guardia e da una torretta quadrata che copre la porta d'ingresso. Alla torretta è addossata, all'interno del fossato, una scala in muratura che conduce al terrazzo da dove, attraverso un ponte levatoio, si raggiungeva l'apertura d'accesso al primo livello della torre. Essa è alta circa 33 m e la sua base ha la forma di un poligono regolare. Nel lato sud della torre era conservato fin dal 1975 lo stemma degli Artus. La torre superiore piccola, detta "Castelluccio", nell'antichità aveva una forte funzionalità difensiva. Essa era circondata da una doppia cinta muraria e aveva un'ampia veduta da tutti i lati. La costruzione consiste in una torre cilindrica, alta circa 20 m, sviluppata in due piani. Il terrazzo di circa 4 mq non doveva consentire le manovre a più di due difensori e quindi la torre era adatta più ad una difesa passiva o ad un posto di vedetta che ad una difesa piombante. Attualmente la parte superiore della torre non è integra e numerosi crolli avvenuti nel corso degli anni ne rendono impossibile la visita.

I PONTI DELLA VALLE

Il capolavoro vanvitelliano fu commissionato dal re Carlo III di Borbone, da cui il nome  "carolino", al fine di alimentare gli spettacolari giochi d’acqua previsti nei giardini della Reggia di Caserta. Rappresenta una delle più ardite opere di architettura idraulica di tutti i tempi.

 Partendo dalle sorgenti alle falde del Taburno, ad una quota di metri 254 slm, l’acquedotto arriva, dopo un percorso di 38km, con una pendenza di 0.5 mm per metro, alla quota di m 203.50 slm alla cascata del Palazzo Reale, con una portata d’acqua che raggiungeva i 700 litri al secondo.

 L’inizio dei lavori di costruzione delle "arcate", così come il Vanvitelli amava chiamarle, ebbero inizio nel marzo del 1753, due mesi dopo seguì la posa in opera della prima pietra alle sorgenti del Fizzo (21 maggio); terminarono nel novembre del 1759 e l’acquedotto intero inaugurato il 7 maggio del 1762.

 Costo dell’intera opera : 600.000 ducati.

Con i suoi 529 metri di lunghezza, 55.80 metri di altezza massima, tre ordini di arcate di 19, 28 e 43 per un totale di 90 arcate, il grandioso ponte unisce i monti Longano (est) e Garzano (ovest).

 A ridosso dell’ordine superiore di arcate, ove scorre l’acqua, fu realizzata una piccola strada ricoperta da basolato bianco. Mediante piccoli passaggi ricavati tra i vari archi è possibile attraversare agevolmente, in tutta la lunghezza dell’opera, gli ordini di arcate mediano e superiore